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Un fil rouge, un filo rosso che unisce le generazioni, tramandando di padre in figlia e da madre in figlio la passione per i soccorsi e per l’aiuto al prossimo. Non sempre succede. Ma a volte succede. Gabriella Fontana, dal 2018 presidente della sezione samaritani di Stabio, ci racconta la sua storia, assieme al figlio Felice, 31 anni, monitore di corsi e di sezione e membro della commissione tecnica.

Incontriamo Gabriella e Felice una mattina di ini-zio giugno nella loro accogliente casa di vacanza in Valle di Blenio a Dangio, comune di Blenio. Dalla cucina si sente un buon profumo di lasagne. «Fare le lasagne e la pasta è una delle sue passioni», ci dice Felice sorridendo, «assieme ovviamente alle attività samaritane.» Gabriella è entrata nella sezione di Stabio nel 1991 incoraggiata da un’amica. In quegli anni ha quindi svolto i primi corsi di formazione e di aggiornamento. Così Felice, che allora aveva tre anni, come pure la sorella maggiore, iniziano presto a sentire la mamma raccontare di primi soccorsi e picchetti, cosa fanno i samaritani e aneddoti capitati. Più tardi, appena Felice è più grandicello, la mamma lo porta a volte con sé agli esercizi di sezione.

Ed è così che il «virus samaritano» lo intacca: dopo aver curiosato in corsi ed esercizi per alcuni anni, appena può Felice entra in sezione (era il 2003 e lui aveva 15 anni). Cinque anni dopo assolve con entusiasmo la formazione di monitore di corsi e di sezione. «Mi piaceva e mi piace molto fare il samaritano – ci confessa il giovane – a quei tempi la monitrice d’allora Laura Basileo mi ha stimolato molto per farmi diventare un monitore. La scuo- la monitori, le giornate monitori di aggiornamento e il trasmettere le conoscenze, mi hanno portato pian piano a desiderare di lavorare un giorno nel campo sanitario.»

L’attività samaritana è per noi una vera passione.

Una via professionale, quella nel mondo della sanità, che Felice abbraccerà più tardi, come a tornare sulla via già tracciata dal destino dopo un breve excursus come impiegato di vendita. Infatti nel 2018 conclude la scuola di operatore so- cio-sanitario (OSS) ma, non ancora pienamente soddisfatto, si iscrive alla Scuola infermieri di Lugano. Mentre lo stiamo intervistando, è proprio alle prese con gli esami di fine anno. In futuro spera di poter lavorare in ospedale, ma intanto da- vanti a lui ha ancora un anno di formazione e degli stage nei reparti di oncologia e di cure domiciliari.

Il destino vuole che anche suo nonno, il padre di Gabriella, fosse infermiere. A Mendrisio. E quando Gabriella era bambina, pure lei desiderava tanto fare l’infermiera, ma i suoi genitori, compreso il papà, si opposero con decisione sostenendo che non fosse un buon lavoro per lei. Inoltre a quei tempi una volta finita la scuola dell’obbligo e fino ai 18 anni, età minima per poter iniziare la formazione di infermiera, non c’erano alternative. Non c’era nulla; e fare «nulla» per tre anni era allora decisamente fuori discorso. E quindi, volente o nolente, Gabriella ha svolto l’apprendistato di commessa. Poi più tardi il matrimonio, i figli e… nel 2004 a 44 anni arriva la svolta: Gabriella con grande coraggio e determinazione, dà ascolto alla sua indole profonda e al suo desiderio da troppo tempo represso: si iscrive alla Scuola di assistente di cura e, dopo un anno, ottiene il diploma e inizia a lavorare in Casa Torriani a Mendrisio. Una formazione che le ha permesso di prendersi cura del marito durante la malattia e… una professione che ha poi iniziato anche sua figlia, ora 36enne e madre di due gemelline, presso la Casa anziani di Mendrisio. Da notare che anche la sorella di Gabriella è assistente di cura. Sì, davvero una passione di famiglia!

E il futuro della sezione?

Come vede, le chiediamo infine, il futuro della sua sezione? La sezione di Stabio, dopo che anni fa era addirittura in pericolo di chiusura, ha proceduto a un rafforzamento delle fila e ora è molto dinamica: i samaritani attivi sono una trentina, mentre tre sono i giovani e motivati monitori, tra cui Felice. Madre e figlio sperano che nel futuro non diventi troppo difficile trasmettere le conoscenze tecniche a chi non ha delle competenze di base e che la terminologia e le formazioni restino sempre rispettivamente comprensibili e accessibili. «I giovani gestiscono bene computer e internet, ma per i meno giovani le cose possono essere complicate», osserva Felice. Inoltre Ga- briella spera tanto di non perdere troppi samaritani e di riuscire a reclutarne di giovani e motivati. Intanto nel 2020 per Gabriella saranno 29 anni di attività samaritana: una carriera e un impegno che le varranno la più che meritata medaglia Henry Dunant!